domenica 7 giugno 2015

La medina di Tunisi




Medina, in arabo, significa città.
Oggi questo termine viene usato per indicare la città antica araba, quelle che si trovano in nordafrica, ma anche spagna e Sicilia e vennero fondate dagli arabi intorno al IX secolo.
Erano città circondate da mure protettive, nelle quali si entrava attraverso poche e grandi porte, di solito sono pedonali e fatte da un labirinto di vie piene di negozi, ma anche caffè, moschee ed opere architettoniche.
Sono sempre state zone densamente popolate e vive, traffico e commercio, via vai di gente.
Le vie strette e labirintiche servivano a confondere gli invasori e a difendersi meglio.
La medina di Tunisi oggi è stata riconosciuta dall'Unesco come patrimonio dell'umanità ed è una zona molto vissuta della città e molto esplorata dai turisti.

Venne fondata nel 698 con la Moschea Zituona e si sviluppò proprio partendo da qui.
Tunisi nell'epoca medioevale coincideva con la medina, era la capitale di allora.
oggi la città esterna si è espansa molto e si modernizzata, ma il cuore storico della capitale resta una zona vera ed antica, non solo turistica, ma vissuta soprattutto dai tunisini che qui lavorano e che vengono a comprare.
Fu in passato fulcro religioso, intellettuale ed economico di Tunisi.
Fu una zona molto importante e vivace.
Ora la Medina occupa un sesto della superficie della città, si è sviluppata senza seguire un piano organizzato ma con il tempo si è espansa a zone.
La medina apre verso le otto del mattino e chiude al calar del sole al suono del quarto richiamo della moschea e la domenica.
la mattina presto la medina si sveglia e prende vita con i venditori che aprono i negozi del suk e iniziano ad esporre la merce.. tappeti, ceramiche, vestiti arabi coloratissimi, sciarpine, quadri, piatti intagliati, teiere, bicchieri, babbucce, tamburi, calamite, borse, profumi, spezie, gioielli...

Partendo dalla porta di francia percorro la via principale che conduce alla grande Moschea Zituona, cammino per la via stretta e piena di negozi, merce, colori, gente, venditori..
vengo subito accolta e stupita dai colori, dai suoni, dai profumi del suk delle essenze.
Prima di arrivare alla moschea c'è il suk dei pasticceri che fanno dolci tradizionali, tra datteri, luci, colori e fumi che si levano per le stradine.
E' un bell'esempio di mercato arabo che ogni volta mi avvolge di colori e colorato caos di gente e merci, odori e profumi.
Contrattare ogni prezzo è d'obbligo, e anche acquistare uno degli oggetti di artigianato.
le lampade tunisine sono varie e belle, di vetro colorato o di ferro batturo, ce ne sono di molti modelli e danno un tocco di charm ad ogni ambiente.
Passo da una zona coperta con un ristorantino davvero invitante che fa diverse specialità della zona.
ecco che appare la grande Moschea Ez Zitouna, il cuore del suk, che fu costruita nel 698 e diede origine alla zona del mercato.
Si può entrare con il capo coperto da una stoffa e visitare il cortile della moschea.
dei gradoni conducono all'ingresso, qui si può restare seduti a bere un te alla menta dal cameriere che passa con il vassoio.
davanti negozi di profumi e pellami, spezie e incensi.
Qui si trova il museo del Folclore sulla destra che vale una visita anche per la sua terrazza panoramica.
Vicino entrando nella stradina coperta a destra si trova un cortile antico ora ristrutturato che ora è un bel caffè e ristorante fonouk el attarine, adatto per un pranzo o una pausa di relax in un bell'ambiente curato e tradizionale.
proseguendo verso l'alto il mercato si fa coperto, con piccole strisce di luce polverosa che entra dalle piccole finestrelle squadrate del soffitto. una volta tutto il mercato era coperto, ora sopravvive intatta solo la zona alta.
Anche qui profumi, incensi, hennè, colori, kajal, confetti, antiquari con oggetti meravigliosi catturano la mia attenzione e fanno galoppare la mia fantasia in un fascino dal sapore antico.
Ricordo le sensazioni di stupore e meraviglia, di altro mondo che mi travlgono sempre ogni volta che passo da questa zona del mercato.
le borse di paglia intrecciate sulla sinistra, i vicoli e i piccoli dettagli.
Le vetrine si fanno luccicanti alla fine del suk con i negozi degli orefici tutti raggruppati insieme ed il fresco di questa zona.
quando fa caldo nella zona alta e verso sinistra le vie sono meno affollate, strette e coperte, e per questo molto fresche.
Verso destra invece ci sono vie davvero magnifiche da girare ed esplorare, è la zona più bella.
Una guida è ottima per scoprire gli scorci davvero unici.
Donne tunisine e ragazze girano per gli acquisti, agli uomini spetta il compito di vendere al miglior prezzo, a noi quello di contrattare senza cedere.
uscendo dalle vie coperte verso nord si arriva alla kasbah con una piazza aperta, al centro un monumento bianco con fili di rosse bandierine tunisine.
intorno bei palazzi di economia e politica.
Questa è la parte antica del suk e tradizionale, è la zona degli artigiani, dei prodotti locali e tipici, la zona dei caffè in cui rilassarsi e dei ristorantini dove mangiare.
se cercate posti popolari mangiate nei dintorni della moschea, prezzi e qualità buoni.
Quel che io amo è girare senza meta, guidata dai profumi, dagli incontri, dalla curiosità..
si trova di tutto ed è bello scoprire gli angoli nascosti.
fatevi invitare dai negozianti a salire sulle loro terrazze per godere del panorama della medina dall'alto !


entrando dalla piazza della porta di francia a destra invece si entra nel mercato moderno.
Un immensa zona di viette piene di negozi di vestiti, scarpe, trucco, biancheria.. tutto moderno.
E' un'altra realtà rispetto al suk, qui non c'è artigianato ma tunsini, soprattutto donne, a caccia di acquisti.
Mi ha impressionato la grandezza della zona e la quantità di merce, per me è un divertimento girare dentro qui.
Non è pericoloso ma come in tutti i luoghi basta stare un pò accorti.
L'avventura è quello che più lascia emozioni in un viaggio ; )















































wiza, nel cuore della Medina di Tunisi

Le sue antiche pareti hanno visto le riunioni dei Sufi, i mistici dell’Islam, l’ansia del primo giorno di scuola di tanti bambini e il riposo dei viandanti. Diventata una semplice abitazione, nella primavera scorsa la zāwiya di Tunisi è stata restituita alla sua funzione sociale dalla passione artistica e culturale di un gruppo di ragazzi tunisini e italiani.


Nel cuore della Medina di Tunisi, svincolandosi tra le varie stradine e bancarelle tipiche del suq, ci si imbatte in una suggestiva “zāwiya”, un edificio storico in cui i sufi, i mistici dell’Islam, si riunivano, utilizzato anche in funzione di “madrasa”, scuola, o di luogo d’accoglienza per i viaggiatori di passaggio. I primi esempi di zāwiya risalgono al secolo XII: rappresentavano importanti centri della vita sociale.
La zāwiya di Tunisi, utilizzata per diversi anni come semplice abitazione, ora è pronta a diventare di nuovo un punto di riferimento della vita sociale del quartiere, grazie all’intraprendenza e alla voglia di fare di un gruppo di giovani italiani e tunisini. Da maggio l’edificio ospita infatti lo spazio artistico – culturale Twiza.
Twiza è una parola berbera: indica uno stile di vita basato sulla condivisione e sulla partecipazione collettiva. Un nome che calza a pennello per questo luogo, che in pochi mesi, tra diffidenze iniziali e curiosità, è riuscito a diventare quasi un tutt’uno con gli abitanti del quartiere.
“Attraverso varie attività artistiche e culturali – mi spiega Simona, da cui è partita l’idea – vogliamo riuscire a coinvolgere quanta più gente possibile in questo progetto, in modo da far diventare Twiza uno spazio vivace per incontrarsi e condividere idee”.
Simona, 37 anni, della provincia di Enna, ha studiato all’Orientale di Napoli e Belle Arti a Londra. Dopo aver viaggiato tra Egitto, Siria, Marocco, Palestina ed Algeria, è approdata a Tunisi per la prima volta nel 2002, per poi ritornarci nel 2011, nei primi mesi post – rivoluzione.
Dopo un periodo di pendolarismo tra Londra e Tunisi, da ottobre è stabile in quest’ultima città: “E’ da un po’ di tempo che volevo creare un progetto culturale simile – racconta Simona -, così appena ho avuto l’occasione ne ho parlato con qualche amico e ci siamo messi all’opera. Il luogo l’abbiamo trovato per caso: stavamo cercando da qualche mese uno spazio adeguato e, parlando con un parrucchiere del quartiere, ci ha indicato questa casa. Dalle sue parole sembrava fosse un edificio storico, ma quasi in rovina. Invece quando siamo arrivati, ce ne siamo subito innamorati”.

Da lì, il via all’autofinanziamento tramite crowd funding sul web: grazie alla cifra raccolta, i ragazzi hanno pagato l’affitto per l’edificio e si sono dati da fare per trasformarlo in un luogo ancora più accogliente.
Quando varco la soglia della porta della zāwiya, rimango subito affascinata dalle decorazioni della cupola del tetto, e dall’inventiva dei ragazzi nel trasformare lo spazio. Al piano terra si trova uno spazio cottura e due stanze; sbircio all’interno e in quella più piccola è appesa una lavagnetta per le lezioni di lingua. Salendo le scale, in un tripudio di colori si arriva al piano superiore, dove tavolini – con materiali di recupero – materassi e cuscini alla araba sono pronti ad accogliere i visitatori.
“Pensiamo che l’arte sia un modo di vivere– dice Amadris, 29 anni -, qualcosa da condividere con le persone che abitano il quartiere, non qualcosa che deve stare rinchiusa nei musei. Il nostro stesso nome indica un modo di essere diverso rispetto al sistema”.

Amadris, un master di letteratura inglese alle spalle, è entrato a far parte di Twiza grazie ad un amico, anche lui nel collettivo: “Ha cominciato a parlarmi del progetto e mi è piaciuto. Si viene qui e si fa quello che si può, io suono la chitarra e mi è venuta l’idea di fare dei corsi di tunisino, arabo e chitarra”.

Safae, 22 anni, studentessa di legge, ha invece tenuto un workshop di danza del ventre: “Ho incontrato Ghaith, mi ha detto che avrei potuto dare una mano: mi è piaciuto ed eccomi qui. Questo è un posto dove si può essere se stessi, dove c’è amore, solidarietà e ci si può divertire.
I ragazzi che compongono Twiza sono un mosaico di personalità diverse, ma tutti accomunati dall’idea di mettersi in gioco in prima persona e di fare qualcosa dal basso per promuovere la cultura: oltre a Simona, Amadris e Safae, c’è Ghaith, 24 anni, attore e clown, uno tra i membri più attivi, che ha tenuto laboratori di teatro per i bambini; Aurora, siciliana, studentessa di arabo, conosciuta da Simona alla Bourguiba School (la scuola di arabo frequentata per lo più da italiani,ndr); Rosa, inglese, ex coinquilina di Simona, ora tornata in Inghilterra; Mattia, studente di Scienze politiche, anche lui compagno di corso alla Bourguiba; Aymen, studente di Belle Arti; Tarek, insegnante ed artista; Francesca, fotografa italiana e Rafik, che non lontano da Avenue Bourguiba ha avviato il progetto autogestito “Blech hass”, dove i musicisti tunisini possono registrare le loro creazioni gratuitamente.
Nonostante le diffidenze iniziali – con anziani che storcevano il naso per la loro presenza – Twiza in poco tempo è riuscita a diventare un punto di riferimento per il quartiere, al punto che a volte alcune mamme lasciano lì i loro figli, sapendoli in buone mani, ed è capitato anche che alcuni bambini abbiano accompagnato qui un ragazzino di 17 anni di Sidi Bouzid, che stava dormendo per strada, chiedendo qualcosa da mangiare per lui.
Mentre intervisto i ragazzi, è un via vai di persone: alcuni bambini bussano alla porta e chiedono quando ripartiranno i prossimi workshop; e poco dopo entra un uomo, il vicino di casa, che si mette a chiacchierare del più e del meno con loro, proprio nello spirito di solidarietà e di partecipazione collettiva che lo stesso nome – Twiza – contiene.


Con una superficie di 270 ettari (più 29 ettari per il quartiere della casba) e più di 100.000 abitanti, oggi la medina accoglie un decimo della popolazione di Tunisi e occupa un sesto della superficie urbanizzata dell'area urbana. La pianificazione della medina di Tunisi ha la particolarità di non obbedire ad alcun layout geometrico né di seguire una precisa pianta e questa complessa organizzazione del tessuto urbano ha, durante il periodo coloniale, alimentato la convinzione che la medina fosse un luogo pericoloso e caotico, presso la quale regnava l'anarchia e vi era il pericolo di agguati. Studi intrapresi negli anni trenta, con l'arrivo dei primi etnologi, hanno, tuttavia, dimostrato come, in realtà, l'articolazione degli spazi della medina non fosse assolutamente casuale: le case erano, in effetti, costruite seguendo una gerarchia socioculturale codificata secondo complessi tipi di rapporti umani.
All'inizio del XXI secolo, la medina rimane ancora uno tra questi tradizionali quartieri fra i meglio conservati del mondo arabo. Infatti, contrariamente alle medine di Algeri,Palermo o Napoli, questo cuore storico di Tunisi non ha mai sofferto gli effetti di grandi catastrofi naturali e di interventi urbanistici radicali. È questa la ragione per cui, nel1979, la medina di Tunisi è diventata patrimonio mondiale per l'Unesco.

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